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Created By Milena Bressan
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Attilio Fontana
(1884 – 1964)
Alcune opere di
Attilo Fontana
La figlia Elsa
Bronzo
L’arte di intagliare il legno nasce e
si sviluppa, per Attilio Fontana, nel
solco della tradizione famigliare.
E’ nella bottega del padre
Romano e del nonno
infatti che egli apprende
quest’attività attingendo
al gusto per l’equilibrio
pulito delle linee e l’eleganza discreta
delle forme, come suggerito dai modelli
quattro e settecenteschi ai quali si
ispiravano fedelmente i due artigiani.
A questo lavoro si
accompagna la
predisposizione nei
confronti della scultura
che Attilio
approfondisce
frequentando l’Accademia di Belle
Arti di Venezia, dove, nel 1910 un
suo bozzetto in pietra viene
premiato con una medaglia d’oro
che egli riceve insieme al diploma di
scultore.
Lo studio a Venezia è una delle
rarissime occasioni in cui Attilio si
muove da Solighetto;
lascerà il paese natale
soltanto altre due volte:
il periodo di
emigrazione in
Germania per lavorare e
contribuire al sostegno
della famiglia paterna e il servizio come
artigliere sui fronti del Carso e del
Trentino.
Del 1911 è il matrimonio con Maria
Visentin, con la quale avrà 8 figli.
Le sue opere decorano diversi
edifici sacri della zona.
Nella chiesa arcipretale di Col San
Martino troviamo una Madonna con
Bambino: il volto di Maria mostra i
lineamenti della figlia dello scultore,
Attilia, che ne è stata modello.
A Falzè, nella Cappella del
Matterazzo, si trovano le statue di
San Pietro e Sant’Antonio da
Padova. Un’altra coppia di statue
campeggia sulla facciata della
parrocchiale di Barbisano: una
rappresenta la patrona del paese,
Santa Caterina d’Alessandria, con
la ruota del martirio appoggiata su un
fianco, l’altra è dedicata a
Sant’Antonio da Padova che tiene in
braccio Gesù Bambino e, nell’altra
mano, mostra un giglio e un libro
aperto.
Lo stesso santo, che sostiene il
piccolo Gesù, è il soggetto della
statua lignea realizzata per l’altare
della cappella privata di Villa Toti,
sempre a Barbisano.
Nella chiesa di Rolle si può
osservare una statua della
Madonna mentre la parrocchiale di
Soligo ospita statue di angeli.
Attilio eseguì poi decorazioni di
altari, di portali (ad esempio quello
della chiesa di Arcade), di facciate
esterne di palazzi. Realizzò inoltre
busti in marmo, come quello della
contessa marchesa Amelia di
Reali a Dosson. Pregevole è poi la
produzione di statue di piccole
dimensioni, in bronzo e in legno,
oggetti d’arredo per privati e
famigliari: busti o figurine intere, e
numerosi cavalli, soggetto prediletto:
cavalli ritti e immobili o lanciati
nella corsa, tenuti da un fantino o in
un moto libero ed impetuoso come
nell’ammirevole lavoro bronzeo
dove lo scultore ha rappresentato la
caduta di due
cavalli che si
abbattono e si
agitano l’uno
sull’altro.
Una parte ulteriore della sua attività è
da ricollegare al lavoro
che egli effettuò nella
bottega dello zio materno
Paolo Possamai con il
quale decorò numerose
chiese locali e partecipò
alla realizzazione, tra le altre cose, delle
statue collocate all'interno e sui
pinnacoli esterni dell'arcipretale
di Pieve di Soligo, la statua del
vescovo Sigismondo Brandolini
Rota, il simulacro di San Rocco a
Conegliano.
Importante è stato anche il
contributo dato all'opera del cugino
Giovanni Possamai: si possono
ricordare il Monumento alla vittoria
a Pieve (distrutto dai nazifascisti), il
Monumento agli arditi a Falzè di
Piave, il Monumento ai caduti di
Covolo, il medaglione raffigurante il
padre di Toti dal Monte, Amilcare
Meneghel, nel cimitero di Soligo, il
gruppo della Pietà che sovrasta
l'altare maggiore della Chiesa di
Pieve.
Ma intensa fu anche l'attività
nell'intaglio del legno con la
produzione di mobili e arredi, per i
propri famigliari oppure per
committenti: vale la pena citare le
camere matrimoniali per i coniugi
Busolli di Pieve, per i conti
Brandolini d'Adda, per i marchesi
Serra e la Camera in Villa Toti a
Barbisano che ripropone quella di
un celebre quadro del Carpaccio
dov'è raffigurata la stanza di
Sant'Orsola.
Alcuni lavori si basano su disegni di
Emilio, una collaborazione che fu
sempre attiva e che si concretizzò
anche nell'apertura di un laboratorio
di mobili artistici gestito dai due
fratelli. Purtroppo però l'attività ebbe
vita breve a causa della crisi economica
seguita nel '29 che costrinse i Fontana a
chiudere.
Fu un'esperienza
comunque
interessante e non
soltanto per loro; qui
infatti giovani
apprendisti ebbero
modo d'imparare a
lavorare mobile in stile e non
mancarono in seguito di mettere a
frutto le conoscenze acquisite.
L'impegno nella scuola è un altro
tassello dell'esperienza di questo artista
che per tanti anni insegnò alla scuola
serale di disegno con corsi di
disegno, plastica e intaglio.
Per alcuni anni, nel secondo
dopoguerra, fu in oltre consigliere
comunale di Pieve.
Attilio Fontana: Maestro Intagliatore e Scultore -
Un Viaggio nel Mondo dell'Arte
e dell'Intaglio del Legno